Affrontare la crisi della stampa – 2

Intervista a Matteo Dittadi, docente e direttore della Formazione Continua e Superiore presso la scuola grafica San Marco

Matteo, vuoi presentarti ai nostri lettori e spiegare in cosa consiste la tua attività?

Da vent’anni sono docente all’Istituto Tecnico Industriale San Marco per la Grafica e Comunicazione Multimediale di Mestre-Venezia, sono inoltre coordinatore dell’omonima Scuola Grafica e direttore della Formazione Continua e Superiore. Il mio lavoro consiste nel fare formazione a livelli diversi cercando di anticipare i bisogni professionali del mercato, responsabile del fatto che la Scuola Grafica San Marco è da sempre referente autorevole, qualificato e competente per il comparto grafico a livello locale e nazionale.

Da molti anni si indica la stampa personalizzata, il marketing 1:1, ed in generale il variable data printing come uno dei segmenti a più alta crescita nel mercato della stampa digitale. Pensi che questo si sia già realizzato o si realizzerà in un prossimo futuro?

Ritengo che la stampa digitale sia un processo visto dagli stampatori tradizionali con diffidenza, considerato fin dall’inizio più una minaccia che un’opportunità. A mio avviso si è sfruttato poco e male il grande potenziale che la comunicazione e il marketing 1:1, insieme alle possibilità di stampa personalizzata, potrebbero permettere. Potrebbe essere un prodotto molto interessante, complementare ad altri, per il quale non basta però acquisire tecnologia ma sviluppare un progetto di comunicazione integrata.

Proiettiamoci per un momento al 2023, pensi sarà sopravvissuta la stampa offset ed eventualmente in quali segmenti?

Vedo la stampa offset come un processo maturo ma non obsoleto. È indubbio che in futuro avrà un ruolo meno centrale rispetto al passato. A mio parere potrebbe continuare a ritagliarsi un suo spazio nell’editoria di fascia alta, in particolari nicchie produttive oltre al mondo packaging. La crescita della produttività delle tecnologie digitali alzano sempre di più il break even point con la stampa offset, le tirature si accorciano (anche a causa di un messaggio veicolato non più solo a mezzo stampa ma capace di sfruttare la multicanalità della comunicazione), e questo mi fa pensare che probabilmente che non sarà più un processo particolarmente interessante per la comunicazione commerciale come l’abbiamo concepita fino ad ora.

La multicanalità della comunicazione è un fatto sotto gli occhi di tutti, ma sembrano prevalere i media digitali: web, social media, email, video, ebooks. L’advertising stesso sembra abbandonare progressivamente la carta. Esiste secondo te un ruolo che lo stampatore è in grado di ritagliarsi nel mondo della comunicazione?

Innanzitutto è fondamentale comprendere che la stampa non è non sarà più quello che è stata fino ad oggi. La posizione problematica nella quale si trova il comparto delle arti grafiche è solo in parte imputabile alla crisi economica. Sicuramente questo è stato un fattore congiunturale che ne ha accelerato ed aggravato gli effetti, ma la questione è che oggi la stampa è solo uno degli strumenti (meno fondamentale che in passato) a disposizione dell’universo della comunicazione. Dovremo rivedere il nostro ruolo, riposizionarci nello scacchiere, acquisire nuove competenze, lavorare in maniera sinergica in una comunicazione che continuerà ad usare anche (ma non solo) la stampa. Probabilmente in modo nuovo, sicuramente diverso.

Personalmente ritengo che l’industria della stampa, al di là della rivoluzione digitale, stia anche scontando una storica organizzazione production-oriented e poco focalizzata sul marketing e sulla relazione con il cliente. Esiste secondo te un errore strategico comune che gli stampatori in questi anni hanno commesso?

Abbiamo sempre affrontato le evoluzioni tecnologiche vedendole come una normale fase di passaggio. Siamo sempre stati molto attenti all’adeguamento tecnologico. Poca attenzione però è stata forse posta ai cambi strutturali dell’azienda, agli investimenti nella ricerca e sviluppo, alle diverse strategie di acquisizione e servizio al cliente. In tempi più recenti si è commesso l’errore di difendere la postazione, si è atteso che passasse il “grande freddo” piuttosto che attrezzarsi per un “cambio climatico” che probabilmente si rivelerà meno passeggero di quanto si credesse. Questa rivoluzione digitale che tanti problemi sta creando al mondo delle arti grafiche, può però anche essere considerata, a mio parere, una nuova grandissima opportunità per differenziare competenze, professionalità, prodotti e servizi dopo un lungo periodo di omologazione produttiva. Una bella sfida!

Gli stampatori da molti mesi vedono un calo dei volumi, degli ordini e dei margini: quale consiglio ti sentiresti di dare loro, quali strategie e quali segmenti di mercato prevedi in crescita?

Ampliare e differenziare prodotti e servizi, non necessariamente attraverso nuovi investimenti ma piuttosto facendo rete di tecnologie e di competenze con altri partner. Evitare di procedere per “imitazione” come troppo spesso è stato fatto in passato. Internazionalizzare il proprio mercato: non tutti stanno male come noi! Accettare il cambiamento senza subirlo, adeguandosi prima nella testa che nelle mani e se possibile anticipandolo in modo propositivo. In futuro si farà sempre più comunicazione, difficile prevedere in che modi, mediante che prodotti, con che tempi… noi facciamo parte di questo mondo anche se probabilmente saremo meno grafici o stampatori e più tecnici (al servizio) della comunicazione.

Istituto Salesiano San Marco – Venezia

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1 commento

  1. A mio avviso la stampa digitale è stata, erroneamente presentata da molti, come una evoluzione tecnologica.
    Probabilmente è, e lo sarà ancor più in futuro, un diverso strumento di comunicazione.
    La formazione, che credo sia mancata, è quella della forza di vendita.

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